[...] Persino nell'autunno avanzato vidi, un anno (un 5 dicembre), ondulazioni sullo specchio, e pensando che improvvisamente stesse per mettersi a piovere fitto (dal momento che l'aria era piena di nebbia), mi affrettai a dare mano ai remi e a remare verso casa; già pareva che la pioggia stesse aumentando rapidamente, sebbene non me la sentissi sulle guance, e temevo che mi avrebbe inzuppato. Ma all'improvviso le ondulazioni cessarono perché erano prodotte dai pesci persici che il rumore dei miei remi aveva fatto fuggire in profondità, e riuscii a vedere i loro banchi via via sparire; così, dopo tutto, passai il pomeriggio all'asciutto. […]
frammento da: “Walden ovvero Vita nei boschi” di Henry D. Thoreau, 1854, traduzione di P. Sanavio, ed. Rizzoli, 1994 Con semplici parole “E così la stagione evolveva via via nell’estate, come uno che si addentri nell’erba alta. In questo modo finii il mio primo anno di vita nei boschi; e il secondo anno fu simile a questo. Alla fine lasciai il lago di Walden ed era il 6 settembre 1847.” si conclude il racconto dell'esperimento di vita nella natura condotto dell'autore. Con altrettanta semplicità, attraverso un altro passo del libro, può essere sintetizzato il senso di questa esperienza: “Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, per affrontare solo i fatti essenziali della vita, e per vedere se non fossi capace di imparare quanto essa aveva da insegnarmi e per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto”.
Un esperimento pratico, economico, sociale e filosofico che costituisce tuttora la base “ideologica” dei movimenti ecologisti e di quanti aderiscono ai principi vegetariani e vegani: 2 anni e 2 giorni durante i quali Thoreau si ritira nei boschi vicini alla sua città di Concorde e che si affacciano sul lago Walden per vivere esclusivamente di ciò che la natura può offrire. La scelta di Thoreau, oltre ad avere contenuti pratici di immediato utilizzo acquisiti attraverso l’esperienza quotidiana, ha anche contenuti altamente simbolici, a cominciare dalla data di inizio: 4 luglio, l’anniversario della Declaration of Independence degli Stati Uniti diviene anche la sua dichiarazione di indipendenza da tutte quelle convenzioni, consuetudini e abitudini che fanno parte della vita sociale ma che dalla vita sociale sono state alterate al punto da alterare anche il rapporto dell'uomo con la natura e l'ambiente in cui vive. “Less is more” sembra essere la formula scoperta dall'autore, applicabile ad ogni ambito della vita: lavorare tanto per accumulare beni che dovrebbero renderci più liberi, ad esempio, oltre a danneggiare la natura, in realtà ci rende schiavi di un sistema distorto basato sul consumismo e sul profitto. Consumare meno significa, quindi, avere la necessità di lavorare di meno, preservare la natura e avere più tempo da dedicare a sé stessi per goderla. Se ciascuno vivesse con semplicità e si nutrisse soltanto del proprio raccolto, gli basterebbe un campo di pochi metri e non sarebbe legato a un bue o a un cavallo: “io non ero schiavo di una casa o di un campo”; “gli agricoltori danno al bestiame granoturco di propria produzione e nei negozi comprano farina di frumento di prima qualità a prezzo ben più alto e non necessariamente più sana”. Questi e altri principi fanno parte del volume, scritto in una prosa ottocentesca di non proprio agevole lettura ma che conferisce un fascino del tutto unico all’opera, costellata anche di suggestive descrizioni delle sue osservazioni naturalistiche, riferimenti filosofici e mitologici.
Questo
libro è stato selezionato e presentato da L. Proietti & A.I. Hally
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